lunedì 24 agosto 2015

Sedici mesi di avventure

La borraccia per l’acqua è in alluminio, con ammaccature e un moschettone da arrampicata. Non riesce ancora a separarsene. Quella borraccia l’ha accompagnata in un lungo viaggio da Toronto a Santiago del Cile: sedici mesi di avventure, 15 stati in autobus, treno, macchina; uno zaino pieno di racconti e fotografie che diventeranno un libro. Alice Pontini, 26 anni, momentaneamente di Susegana, è tornata a casa venerdì mattina. Sul braccio destro un nuovo tatuaggio: la scritta yellow e una bilancia: “Per ricordarmi che ogni giorno ha qualcosa di giallo, il colore dell’allegria”. 

Partita il 23 aprile dello scorso anno, con una Fujifilm 28 mm in tasca, atterra a Toronto e trova da dormire con il sito couchsurfing, gira i ristoranti della città e lascia un curriculum anche alla pizzeria Piola che dopo tre giorni la chiama per un posto da cameriera. Lavora duro per sei mesi e poi sale sul treno per Vancouver: cinquemila chilometri in quattro giorni. Il suo progetto è visitare i paesi del Centro America, ma prima un po’ di States: Portland, San Francisco, lo Yosemite Park, una salita da free climber all’Half Dome, diversi trekking nel Gran Canyon, un po’ di riposo a Santa Cruz in California, ospite in una fattoria bio: per una settimana collabora alla produzione di iogurt, impara i segreti delle erbe e dorme in una piccola tenda in mezzo al bosco. Il viaggio prosegue di notte: con il sito rideshare intercetta un passaggio per San Diego e conosce un cantante che fa le cover di Michael Jackson. Passa la frontiera con il Messico a Tijuana e raggiunge Los Mochis e il canyon Barranca del Cobre, di cui scala le cime. Lungo la strada incontra Simon, un cinoaustraliano con un passato nei reparti speciali dell’esercito. Ha una Chevrolet nera 4x4 con tenda sul tetto e sarà il suo “bodyguard” in Centro America. Nel Chiapas i pescatori le insegnano ad ammazzare i granchi vivi, a Chitiniza aspetta il sorger dell’alba su un tempio Maya, fa sandboarding sui vulcani di Honduras e Nicaragua, esplora un tratto del Darien Gap, la pista dei narcotrafficanti fra Panama e Colombia. In Perù s’inerpica trafitta dalle zanzare sul cocuzzolo della città inca di Choquequirao, in Bolivia scende a 200 metri per visitare le miniere d’argento, e resiste per cinque notti a meno venti nel deserto Salar de Uyuni: “Sembra un sogno - annota nei suoi quaderni e su Facebook - tra vulcani che sfiorano l’azzurro, geyser che bollono e le viscere della terra che sputano vapore sotto i nostri piedi”. Prossimo viaggio? “La Via della seta Venezia-Pechino”. Cosa vuoi fare da grande? “La reporter di guerra”. 
Immagine: Toro Toro, Bolivia, ph A. Pontini

Nessun commento:

Posta un commento