sabato 29 novembre 2014

Come vogliamo essere?

Ore dodici del 22 novembre 2014, arriva l’autobus della Linea 21, fermata di fronte alla fiera di Verona, è l’ultimo giorno della fiera Job e Orienta. Una cinquantina di studenti si accalcano lungo il marciapiede, sulla strada una grande pozza d’acqua. L’autista invece che accostare si ferma a un metro del marciapiede, costringendo tutti a bagnarsi i piedi o  a impegnarsi in prove di salto in lungo per raggiungere l’autobus. Non risponde a chi gli chiede  il motivo di  questa piccola, insensata, cattiveria, pietrificato fissa il parabrezza;
23 ottobre 2014, Corriere della Sera, in un editoriale intitolato L’ultima frontiera del narcisismo beota, Claudio Magris scrive dell’infermiera che si faceva ritrarre su Facebook sorridente accanto ai cadaveri dei pazienti e poi, per associazione, offende tutti gli utilizzatori dei social media: "Ipodotati innocui, che sentono il bisogno di comunicare sulla rete a conoscenti e sconosciuti cos’hanno mangiato la sera prima( ...) Trionfa l’aspirazione  a un’eternità da cesso (...) ognuno chiede l’eternità per il proprio calzino (...) Cani, diceva Federico II ai suoi soldati che fuggivano, volete vivere in eterno?"

Lo scrittore con un posto nell’eternità dimostra di ignorare la complessità dei social media e, novello Federico II, offende con acida protervia i frequentatori della rete.
Sono due esempi di un modello di comportamento diffuso con diversi gradi d’intensità: l’abuso di potere. L’autista è la persona a cui è affidato il potere-dovere di condurre l’autobus secondo certe regole ma non per questo ha acquisito il diritto di essere maleducato, scortese o di creare situazioni pericolose. L’editorialista di un grande giornale è nelle condizioni di potere-dovere scrivere il suo articolo su un determinato tema senza tracimare nelle ingiurie.
Eppure non c’è ambito della vita sociale che si salvi da  questo tipo di interpretazioni arbitrarie dei propri compiti. Nessuno di noi, forse, riesce a sottrarsi all’ipnotica fascinazione di gestire o immaginare di gestire un potere seppur infinitesimo. Anche restare aggrappati al proprio posto nella metropolitana, saltare la coda, non pagare il biglietto, raccontare una bugia, concede una certa sensazione di superiorità.
D’accordo, avere un ruolo, o pensare di averlo, è fondamentale, ma vogliamo essere autisti, automobilisti, calciatori, allenatori,scrittori, medici, impiegati, architetti, capitreno, amministratori, cassiere, tassisti, giornalisti, barbieri, preti, ispettori, segretari, giudici, avvocati, presidenti, vigili urbani, carabinieri, artisti, poliziotti, ingegneri, professori, infermieri, commercialisti, gondolieri, pubblicitari, direttori, assistenti sociali, sindacalisti, capiturno, imprenditori, psicoterapeuti, politici, baristi, dentisti, comunicatori, commesse, registi, per noi o per noi e gli altri, per escludere o per includere, per offendere o per comprendere? 
Foto: fra i padiglioni della Biennale Architettura 2014

1 commento:

  1. Le minuscole barbarie fanno da sfondo alla quotidianità di ognuno. In attivo (quando si è incivili) e in passivo (quando l'inciviltà la si subisce). Il potere dei "barbari contemporanei" può dar vita a forme moleste e subdole di crudeltà gratuita. Purtroppo, come ho scritto qualche post fa, la logica del "tanto lo fanno tutti" spesso supera persino il dialogo con la propria coscienza.
    Ed autoassolversi diventa un imperativo da cui è difficile dissociarsi.

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