giovedì 29 agosto 2013

L(u)ogoi - cap. 4

Sono stelle in orbita, atomi gioiosi, razzi in partenza. Su sedie di un asilo sconosciuto, in cerchio, al centro di un gomitolo di storie . Una galassia in vetrina, uno spaccio di fantasie, trame, colori sconosciuti. E buone scarpe per camminare: scarpe da ginnastica con il coccodrillino, bianche slacciate, francescane birkenstock, sandali rosa con i lacci, scarpe da tennis, ciabatte piscina e ballerine arrotolabili. Volontari del festival, dell’azione coordinata, temporale, politica, architettonica, maieutica, distopica, psicologica, musiva . Teodofori di manufatti artigianali e elastici tempospaziali. Orologi di senso e direzione, boe mobili, guide urbane del convoglio. La loro condizione è l’essere nel corteo, la vita activa, l’operare per trascendere le tappe. Nella città tappezzata di giallo fluo, ruoteranno grafiche cinefile e borse vernissage, guideranno crocchi e teste, saliranno su auto verso areoporti stazioni e alberghi, modelleranno luoghi evenemenziali: info point, accoglienza, tavolate. Documenteranno il divenire processionale, hashtaggeranno cmdm13 per archivi collettivi, posteranno on line, e stradalmente materiali cartacei, locandine, manifesti, cartoline per destinatari in transito. La condizione è la connessione, fin dai tempi dei Romani. E la pluralità dei volontari quella degli effetti. Volontà itineranti, collegamenti mobili nelle assise sostenibili, banditori totemici, apripista attenzionali, mossieri di elementi archetipi. La sincronia sarà fondamentale, come in un’orchestra, una parata a due teste, una trasmissione televisiva. Laboratori al bar e discussioni in un perimetro flesso, riprese da docufilm, pizze europee, cittadini con una parte in scena, ellissi a due fuochi, parole chiave, progetti, patti scritti e assicurazioni. Lavagne complete. E Otto centrali elettriche dove la notte sognare acquatiche costellazioni, fughe nella corrente, salvagenti esistenziali. Sara, Tutto l’orario, Jacopo, Dammi la taglia, Monica, Martina, Giulia, Alice, Ilaria, Angelica, Tutto l’orario, Marco, Gaia, Sebastiano, Matteo, Non c’e, Laura, Voglio la maglietta rosa, Federica, Nicolò, Marina, Alessio, Massimo, Christian, Tutto l’orario, Erika, Caterina. Tutto l’orario, tutti per uno e uno per tutti. 
More at  comodamente.it

domenica 18 agosto 2013

Morsi

Mi sono sempre piaciuti i negozi pieni di tante cose, quelli che in vetrina hanno il cavallo d’ottone consumato, le poesie di Baudelaire, una collana di perle, gli scacchi in palissandro, l’Eberhard con il vetro segnato, il necessaire con il pennello in osso, i bicchierini di Murano con l’orlo dorato, le cartoline degli anni Trenta, la zanna d’elefante, la foto di un derviscio rotante, il portasigarette in argento, una broche floreale. Questo libro assomiglia a uno di quei negozi, o a Youtube o Amazon, si entra per curiosare qui e là.
Lo trovate qui: Morsi

Edicolanti


Dei loro quotidiani clienti, conoscono a menadito cronache, titoli, tagli di capelli, amori, amanti, delitti e fallimenti, guardaroba estivi e invernali, esami medici, tic, accenti, genealogie. Quando le news si leggeranno solo su iPad, i romanzi resteranno in edicola, perché i romanzi veri, quelli pieni di personaggi, avvenimenti, dettagli e stranezze, non sono quelli  allegati ai giornali, ma sono le vite degli edicolanti.

mercoledì 7 agosto 2013

L(u)ogoi - cap 3 Din, don, dan


Din, don, dan. “Le campane sorrette da un congegno di travi detto castello, origineranno suoni.”
Così le parole che prendono quota nei racconti del Museo. Alle spalle dei relatori antichi affreschi e sculture si gonfiano di sguardi. Un amplexus in aere fra i temi della contemporaneità: è finita l’epoca dei principi, è tempo di volontari, uno stormo. Poltrone esaurite, si accettano solo sedie, una per leggere la Yourcenar: Il vero luogo natio è quello in cui l'uomo pone lo sguardo per la prima volta su se stesso. Imperatore Adriano. L'importante non è dove andare, ma andare.
 Un corteo, una grande fuga, una processione, una marcia, una carovana, otto tappe da sud a nord, di tre ore ciascuna, si parte sabato alle sette di mattina.
“Le campane tenute ferme saranno percosse dal battente mantenuto accostato e manovrato dalla mano del suonatore sia nudamente, sia con mezzi meccanici”.
Gocce di sudore in questa stanza antica, traspirazioni per aprire porte; comporre temi in uno scalo ferroviario; dialogare con i contadini del Sudamerica; accendere fuochi nei ghetti; fabbricare strade, prestare biciclette, saltare confini; spiattellare segreti; indagare segni e tipografie; zippare archivi; coltivare rurali geografie; spronare cavalli e mettere assieme persone; e in tutto questo non buttare via niente: dal cuore al cervello.  “Nel moto rotativo, invece, con le campane sui loro perni e col bilico del gioco o lor cappello (suono a distesa o a doppio), il battaglio precipiterà infallantemente sulla parete bronzea”.
I giovani tornano alla terra, gli psicanalisti curano friabili  paesaggi, i sindaci con la passione della matematica creano città e i postartigiani di macchine complesse: stampi di villaggi globali, circuiti collettivi, processi filosofici. Senza dimenticarsi le mani per seminare, accarezzare e, ogni tanto, suonare.  
“L’ondulazione delle campane persuonate a distesa, si otterrà sempre con la sola forza d’uomo accoppiata ad intuito musicale ed a conveniente disciplina ginnastica, retto il tutto da opportune regole tramandate da padre in figlio, e che il popolo chiama semplicemente usanze e pratica.”
 Din, don, dan.
(Lunedì 5 agosto, Museo del Cenedese, Vittorio Veneto, conferenza stampa di presentazione di Comodamente 2013. Sono intervenuti: Claudio Bertorelli, Gianantonio  Da Re, Giustino Moro, Giancarlo Scottà, Luca Zaia)
Le citazioni sono tratte da De  tintinnabulorom musica apud veteres, Valentino Miserachs Grau, traduzione di Armando Renzi, edizioni Bartolucci, Roma, 1920.