domenica 30 giugno 2013

Una volta credevo che il mondo


"Una volta credevo che il mondo
Sarebbe diventato, ogni giorno un po' di più,
Un luogo di pace e di serenità.
Non lo è diventato.
E tu, Clara, credevi come me
Che il mondo stesse per diventare,
Ogni giorno un po’ di più,
Un luogo di saggezza...
Non lo è diventato.


giovedì 27 giugno 2013

Verona Porta Futuro



Guardano in modo diverso alle persone, ai luoghi, ai prodotti. Non sono politici, no, i politici italiani, si sa, sono impegnati in affarucci che poco hanno a che fare con il futuro del paese. Sono giovani intorno ai trent’anni che a Verona creano valori e nuovi modelli di collaborazione fra generazioni, esempi di sostenibilità, di rilancio dell’economia, della cultura, delle professioni, del design. Al 2 di Vicoletto Valle, dalle parti del Teatro Ristori, appena si entra si resta affascinati da una vecchia macchina tipografica, una Original Heidelberg Cylinder del 1962, nera con manopole rosse e manovelle cromate. Sul muro, appesa come un quadro, l’insegna azzurra  Tipografia Borgo Roma. Cosa c’entra la tipografia con il web? Nicola Zago e Stefano Schiavo di Sharazad da mesi parlano con gli artigiani, offrono loro una visione nuova della professione e del mercato, intrecciano relazioni, raccontano storie che rischiavano di restare prigioniere di una serranda chiusa. Lino, il tipografo di Borgo Roma ora è in pensione e trasmette il suo sapere ai giovani che frequentano i workshop organizzati al 2 di Vicoletto Valle da The Fab, lo spazio dove convivono Sharazad, Slow Media di Marco Anderle, Amplificatore culturale di Matteo Zamboni, Uncomagazine di Alessio Sartore.                                                                                                          “Gli stampati artigianali sono un prodotto di nicchia e nello stesso tempo l’arte tipografica è una delle identità territoriali di Verona che conta circa 320 tipografie. La nostra scommessa è quella di aprire le porte del laboratorio al pubblico, non solo nel web ma dal vivo. Solo imparando, vedendo, toccando è possibile comprendere le qualità di un prodotto, vivere delle esperienze e consocere persone. Crediamo molto in nuove logiche economiche che sono un mix di relazioni, arte, design, storytelling e serendipity, perchè le intuizioni migliori a volte nascono per caso”,

domenica 23 giugno 2013

Innovazione Perpetua



Come tutti gli innovatori Susanna Martucci pensa in modo laterale, asimmetrico, non convenzionale. La sua storia inizia nel 1994 a Bologna con Alisea Arte & Object Design e prosegue dal 2007 a Cavazzale in provincia di Vicenza con www.alisea.it. La migliore dimostrazione di un famoso aforisma di Bernard Shaw, che sosteneva che se due si scambiano una mela al termine del baratto avranno una mela ciascuno, se invece si scambiano un’idea ne avranno due a testa. O della legge del Lavoiser per cui “tutto si trasforma”. Era ancora all’Università quando in treno ascoltò una conversazione fra due professori universitari che discutevano del problema del futuro: i rifiuti. Da allora cominciò a pensarci e, dopo un’esperienza in Mondadori, iniziò a lavorare sugli scarti, ma per lei non erano scarti, era materia pronta a comunicare una storia diversa:

venerdì 14 giugno 2013

Manildo, sindaco smart


Un sindaco smart. Giovanni Manildo primo sindaco "rosso" di una città che dal dopoguerra si è prima affidata alla balena bianca e poi al celodurismo leghista, comincia con una conferenza stampa in un orario insolito: alle 16.30. Entra con una Lacoste marrone e un sorriso alla Hugh Grant, poi annuncia subito un ritiro spirituale sulle colline del Montello "per fare squadra", domenica 22 giugno. Non in una abbazia come Letta, ma in un agriturismo con tanto di biciclettata e partita a calcio. Leggera anche la giunta che sarà annunciata in questi giorni con un assessore in meno: tre donne e tre uomini. Domani,invece, sotto la Loggia dei Cavalieri in centro a Treviso incontrerà Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, e Ivo Rossi, sindaco di Padova, per discutere della PaTreVe, una grande area metropolitana che mescola e interconnette luoghi e persone.
Vuole portare nuovi colori e nuove idee: di Reggio Emilia copierebbe le iniziative in tema di partecipazione e sostenibilità, di Vicenza l’ordinanza che permette agli artisti di strada di esibirsi in veri e propri eventi negli spazi cittadini, di Genova la capacità di diventare una smart city per i giovani. Intanto ha già annunciato il registro delle unioni civili: "Una questione di civiltà giuridica per le coppie eterosessuali ed omosessuali. Riparte in scooter, beige, in tinta con la maglietta. A motore acceso ancora una domanda: A Treviso è successo quello che non è avvenuto a livello nazionale. Cos’è mancato al PD?
"Forse è mancato il coraggio di cambiare, di essere portatori del cambiamento. A Treviso questa convinzione non è mai venuta meno e siamo riusciti a trasmetterla alle persone". Sindaco, e Renzi? "Lo ammiro molto, ha dato una visione di futuro alla sua città, è questo che un sindaco deve fare."
Anche un Governo.

sabato 8 giugno 2013

La sinagoga degli iconoclasti


 Alle volte i libri, come le persone, s’incontrano per caso, sfogliando vecchi giornali da consegnare alla lucrosa società di smaltimento rifiuti, che a giorni alterni sfrutta il nostro lavoro di temporary street cleaner. Con le mani inaridite dalla carta e dall’inchiostro, con il tappeto cosparso di pagine strappate, fogli destinati ad un archivio senza indice, può capitare di leggere che La sinagoga degli iconoclasti di Rodolfo Wilcock  è uno dei libri più importanti del XX secolo, e anche che in Italia non ha praticamente pubblico. Stampato da Adelphi nel 1972 e poi nel 1990, è rimasto un tomo per aficionados.  La Sinagoga degli iconoclasti ci mette di fronte a una compagnia di trentacinque geni bizzarri: Juan Valdés y Prom, noto per le crisi di glossolalia che provocò ai relatori di un congresso alla Sorbona, Theodor Gheorghescu che conservò sotto sale 227 negri con un’aringa fra i denti rivolti verso Gerusalemme, Yves de Lalande, primo produttore  di romanzi su scala mondiale (più sotto un breve estratto), Socrates Scholfield, che brevettò un apparecchio per dimostrare l’esistenza di dio (più sotto un breve estratto), Félicien Raegge teorico della natura invertibile del tempo (più sotto un breve estratto), André Lebran inventore del pentaciclo ... Alcuni assaggi della prosa surreale ed enciclopedistica di Wilkock: “L’ufficio Destini era di carattere combinatorio; la titolare si serviva di una roulette e per ogni personaggio tirava tre numeri corrispondenti a tre schede dell’archivio doi Incidenti-Base, con le quali veniva rapidamente composto a ciascuno il suo destino. Nell’ufficio Concordanze si concordavano tra loro i destini individuali, in modo da evitare che un personaggio sposasse suo figlio o nascesse prima di suo padre o anomalie del genere, La vicenda ormai composta e concordata passava all’esperta in Stili-Base che assegnava al romanzo lo stile più adatto tra quelli in voga in quel momento; infine la ragazza addetta ai Titoli proponeva da sei a otto titoli da scegliersi a lavoro ultimato. Questa prima fase preparativa richiedeva tutt’al più una mattinata di lavoro; subito dopo il romanzo passava allo stadio di Lavorazione vera e propria”.  “La sua esistenza ha sempre sollevato dubbi. Del problema si sono occupati san Tommaso, sant’Anselmo, Cartesio, Kant, Hume, Alvin Plantinga. Non ultimo Socrates  Scholfield, titolare del brevetto registrato  presso l’U.S. Patent Office nel 1914 col numero 1.087.186. L’apparecchio di sua invenzione consiste in due eliche di ottone incastrate in modo che, lentamente girando ciascuna intorno all’altra e dentro l’altra, dimostrano l’esistenza di Dio. Delle cinque prove classiche questa è detta prova meccanica.” “Anche Félicien Raegge compose il suo libro, prevedibilmente intitolato La fléche du temps, meno prevedibilmente stampato a Grenoble nel1934. Consapevole, però, converrà ribadire, di stare abrogando in maniera irrevocabile la migliore spiegazione fino a quel giorno esistente del carattere retrogrado del tempo. Lo confortava, insinua, l’idea che tutte le idee siano destinate a scomparire: basta aspettare il momento del loro insorgere; un attimo dopo, nel flusso indietreggiante dei secoli, l’idea sfuma. L’uomo divenat davvero antico, raggiunge stadi di banale magia, e un giorno infine si scopre muto, forse ringhioso.”
Vengono in mente altre finzioni e personaggi fantastici, quelli di Borges, Swift, Bacone (La nuova Atlantide), Rabelais, Cervantes, Calvino, Schwob, Hrabal, Keret. E scienziati in carne ed ossa come Otto Overbeck che nel 1924 brevettò il Rejuvenator, un apparecchio elettrico che garantiva eterna giovinezza; il  chirurgo franco-russo Serge Voronoff che impiantava tessuto estratto  da testicoli di scimmia in uomini anziani; Werner Forsssman che davanti allo specchio s’infilò un sottile catetere nella vena del braccio e lo spinse fino a raggiungere il cuore. 
“L'autore, Rodolfo Wilcock, è uno scrittore leggendario – scrive Roberto Bolano. Nato a Buenos Aires nel 1919 e morto a Lubriano, in Italia, nel 1978, fu amico di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares. I suoi primi libri furono di poesie: Libro de poemas y canciones(1940), Los hermosos días (1946), Paseo sentimental (1946). A trentanove anni si stabilì in Italia e cominciò a scrivere in italiano. Del suo periodo italiano, il più ricco, vanno ricordati soprattutto il romanzo Il tempio etrusco (1973), le prose dello Stereoscopio dei solitari (1972), Il caos (1960) e Il libro dei mostri (1978), oltre a vari libri di poesie e teatro”.

lunedì 3 giugno 2013

La grande bellezza e l’ombelicopatia


Alcune scene a memoria: un colpo di cannone, feste tristi sulle terrazze Roma, una ragazzina che si perde nel tempietto del Bramante, la mostra di un artista che espone migliaia di autiritratti, uno per ogni giorno della sua vita, l’arresto di un mafioso che dice Siamo noi che governiamo questo paese, una bambina che dipinge un grande quadro astratto lanciando  barattoli di vernice e piangendo, una donna nuda che prende la rincorsa e sbatte la testa contro il muro, un mago che fa sparire una giraffa, il funerale di un artista suicida.

sabato 1 giugno 2013

Il potere di ferire gli altri


“L’incapacità di abbandonare il potere sembra sia connessa a una carenza di identità dovuta a scarsi riconoscimenti nell’infanzia, accompagnati da soverchianti richieste genitoriali che generano un senso di inadeguatezza a cui i più si rassegnano, mentre gli uomini di potere non cessano  di cercare nel riconoscimento esterno. Questa teoria, formulata da Manfred Kets De Vries, della Harvard Business School, trova conferma nel fatto che per compensare il bisogno di attenzione, riconoscimento e affetto non riscosso da bambino, l’uomo di potere ha una sorta di coazione a comparire, a farsi vedere, riscuotere approvazione