lunedì 11 marzo 2013

Le strade dell’inferno


Quando leggi Le Città invisibili di Calvino t’inoltri fra vicoli tortuosi, vie pensili, torri fumanti, ponti sospesi sul vuoto, piazze a spirale, bifore moresche, cupole a cipolla, nascondigli acquatici, porti avvolti dalla nebbia, boschi d’ebano, scale oltre le nubi, per arrivare nell’ultima pagina in un luogo che non ti saresti immaginato, avresti voluto restare lì sospeso fra i segni e le metafore, le interpretazioni e le fantasie, e invece ti ritrovi all’inferno con un'accurata indicazione sulla strada da seguire: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione, apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Italo Calvino, Le città invisibili

1 commento:

  1. In pratica, la narrazione del film Matrix con qualche bel decennio di anticipo.. Quando l'intelligenza, la creatività, l'intuizione ed il genio si incontrano, bastano poche parole a descrivere un mondo.
    Marco Pesciolini

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