sabato 27 settembre 2008

Palladio raccontato “alla Lucarelli”

Dialogo in treno:
R. Hai visto la mostra “Palladio 500 anni” (www.palladio500anni.it) a Vicenza?
M. Sì, dieci euro per una bella confezione, un allestimento curato, un’audioguida con le spiegazioni registrate dallo stesso curatore “alla Lucarelli”
R. Come alla Lucarelli?
M. Sì Lucarelli, quello di Blu Notte, quello con la barba e gli occhi bovini, quel modo di raccontare con le pause e con tante domande, per coinvolgerti
R. A sì,sì Lucarelli, bravooo
M. Ecco, cercava di imitarlo, ma tra la calata veneta e tra che ogni tanto gli mancava il fiato, vabbè scherzi della vanità
R. A parte questo
M. Alcune tesi discutibili, come quella secondo cui Palladio a partire da un certo momento avrebbe rubato la scena a Sansovino a Venezia, invece come spiega Tafuri Palladio non riuscì mai ad essere il prediletto della classe dirigente, ed è per questo che costruì lungo i confini di Venezia, come a Santa Lucia o a San Giorgio Maggiore, ma mai al centro della città: perse il concorso per la ricostruzione del ponte di Rialto e anche il suo progetto per Palazzo ducale venne rifiutato.
R. Ma ci sarà stato qualcosa di interessante
M. Sì, un ritratto di El Greco spacciato per un ritratto di Palladio senza la benché minima prova storica, ma solo sulla base di deboli congetture, come il fatto che El Greco abbia abitato per alcuni anni a Venezia. È interessante notare come pur di dire qualcosa di nuovo alle volte anche importanti istituzioni cedano all’invenzione
R. Sei proprio un criticone, dai dimmi le cose positive
M. Straordinaria la storia di Inigo Jones, un architetto inglese che nel Seicento compra da Vicenzo Scamozzi, allievo di Palladio, una serie I disegni del maestro, che giungono così nel Regno Unito e contribuiscono alla diffusione del palladianesimo nel mondo. Una chicca della mostra sono gli schizzi sulla disposizione delle truppe in battaglia e le piante di case pensate per gente normale, una specie di housing…ah dimenticavo c’è una splendida veduta di San Giorgio Maggiore del Canaletto e, naturalmente, i progetti, i rilievi, le riflessioni “a matita” di Andrea della Gondola, è affascinate il racconto dei segni, i segni raccontano che dallo studio attento di ciò che ti sta attorno nasce la creazione di quello che non c’è ancora.

giovedì 25 settembre 2008

Quattro stelle amiche

Premetto sono amico dell’ideatore del sito e quindi forse poco obiettivo. Prima cosa mi stupisce che appena arriviamo non vediamo il suo viso, diciamo che l’uomo sa di valere, sa che è sopra la media e quindi ci aspettavamo un bianconero con sguardo ispirato e magari una nostalgica olivetti o una splendida penna stilografica. No! La foto c’è, ma bisogna cercarla e la troviamo sotto le sue opere letterarie con lo sguardo sornione di un agente di publitalia-finivest, “vieni con me ti aiuto io”. La frase iniziale che stiamo navigando-cazzeggiando è sbagliata. Cioè se io sono arrivato qua è perché sto cercando il non banale, perché ho spento la televisione e cerco di usare i pochi neuroni rimasti. Grazie per i sogni ne abbiamo bisogno. Le foto belle, il ragazzo è eclettico arte-libri-musica e fotografia, ci ricorda che il mondo ha diverse vedute, varie prospettive e che sta a noi essere curiosi e cercare il particolare. L’archivio ci ricorda che mette la sua arte a disposizione per raccontare la vita e l’evolvere dei fatti, che attraverso i suoi resoconti emergono dall’anonimato. Certo sa lavorare bene anche nel business, ma il meglio si evidenzia quando l’argomento si avvicina all’arte in ogni sua manifestazione, si sale e delle volte si guarda giù e si vedono le proprie miserie. Ma c’è chi vola, chi striscia e chi scava. Il blog è bello, pieno di spunti, bisogna farlo emergere.
Quindi diciamo che se la valutazione va da una stella a cinque (il massimo) le quattro stelle ci sono tutte.
Evviva!
Written by Luca S.

martedì 23 settembre 2008

L’amicizia

Un sentimento sottile e fragile quando vive della memoria dei momenti passati, un legame indistruttibile quando accompagna un progetto, un tempo, un fare. I veri amici sono pochi, ma non perché gli esseri umani siano così inaffidabili, la verità è che abbiamo poco tempo per stare insieme a molte persone e per condividere i loro cammini.

sabato 20 settembre 2008

Pordenonelegge: spilli e bolle

“Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!” … Il cartoncino giallo, da appendere alla maniglia, come quello che si trova negli alberghi , dondola ora sulla porta del salotto. In una pasticceria d’antan, davanti a due cioccolate in tazza piccola, ho incontrato un uomo con la barba vestito di nero, al di là del banco una pallavolista con la coda veloce con i portafiltri; curiosando ho conosciuto uno scrittore, anzi due, no anzi tre, no anzi Quattro, e rincontrato un editore; ho comprato una guida di New York e un paio di occhiali; messo il naso nella mostra “Il pittore e il pesce”, sold out a “Non chiedermi come sto, ma dimmi cosa c’è fuori”. Nella shopping bag sono finiti anche il giornale, un paio di libri e il trailer cartaceo di Gargoyle di Andrew Davidson: “Le sventure ci colgono di sorpresa, spesso con violenza, proprio come l’amore”. Pordenonelegge.it – sintetizzo dalla guida- non si illude di poter evadere dall’universo di bolle mediatiche (rectius balle) nel quale siamo immersi, ma offre l’opportunità di sentirsi pungere da semplici spilli: i libri.

Un muro di impenetrabile umanità

Ad un'ora della sera, seduto al tavolo di un bar, sotto i rintocchi del campanile del duomo, con i fari delle macchine che spuntavano dalla sua nuca, egli si è definito un "muro di impenetrabile umanità". Non ero d'accordo con quell'affermazione e, tra un abbagliamento e l'altro, mi veniva in mente Albert Camus: "È certo che, in apparenza, io non posso conoscere meglio di persona un attore, per il solo fatto di averlo visto cento volte, tuttavia, se, facendo la somma degli eroi che ha incarnati, dico di conoscerlo un po' di più dopo aver enumerato il centesimo personaggio, si sente che in questa asserzione sta una parte di verità, poiché l'apparente paradosso è anche un apologo e ha una sua parte di morale. Questo insegna che un uomo può essere definito altrettanto bene dalle sue commedie che dai suoi impulsi sinceri."

venerdì 19 settembre 2008

Piccole gocce di resina

Piccole gocce di resina, le ha staccate Rossana da un’acacia dell’orto botanico di Cagliari. Ora stanno adagiate su un sasso piatto accanto ad alcuni libri del mio studio e sembrano dei piccoli brillanti. ln ogni viaggio raccogliamo qualcosa per il nostro bazar di pietre e souvenir mineralvegetali.

venerdì 12 settembre 2008

La nuova Londra

“Ecco perché, Signore, voi non trovate nessun uomo con un briciolo di intelletto che desideri lasciare Londra. No, Signore, quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita, perché a Londra si trova tutto ciò che la vita può offrire” (Samuel Johnson, letterato e poeta, 1709-1784). Marco Niada, corrispondente del Sole 24 Ore dalla capitale britannica, sceglie questa dichiarazione d’amore per cominciare il suo libro "La nuova Londra- capitale del XXI secolo". Il ritratto, affollato da una miriade di cifre e dati, è pieno di entusiasmo per una città che alcuni definiscono “la New York d’Europa”. Su sette milioni e mezzo di abitanti due sono stranieri. Londra è riuscita a trasformare il multiculturalismo in una risorsa; l’eredità storica delle colonie si è evoluta in una rete di relazioni che le consentono di primeggiare, oltre che nella finanza, nella cosiddetta knowledge economy: sono due milioni e mezzo le persone impiegate nei settori della consulenza, della comunicazione e della cultura. La città attrae ogni giorno migliaia di turisti e di aspiranti residenti, fra cui moltissimi italiani: un milione e quattro nel 2006. La comunità dei britaliani a Londra è composta da 100.000 persone: manager, ricercatori, artisti, cuochi. Il libro si conclude con le vicende della band The Zimmers, formata da novantenni e diventata famosa. Un esempio per dire che a Londra il detto “finché c’è vita c’è speranza” è più vero che altrove.

mercoledì 10 settembre 2008

Il malinteso e Chesil Beach

“Il mondo va avanti solo grazie al malinteso. È grazie al malinteso universale che tutti si trovano d’accordo. Se infatti, per disgrazia, ci si comprendesse, non ci si potrebbe più mettere d’accordo." La citazione di Baudelaire compare all’inizio di un saggio di Alberto Andronico “Le radici del malinteso. La lacità tra identità e differenza”, che ho trovato per caso cercando, come a volte accade, altro. Ci sono malintesi scoperti, taciuti, voluti, tutti sono inevitabili, perché parole e gesti sono compresi con le lenti dello stato d’animo, del bagaglio culturale, della posizione sociale, dell’occasione, della convenienza, dell’inconscio…del meteo. Il malinteso può portare anche alla fine di una storia d’amore che sarebbe stata bellissima. Accade in Chesil Beach di Ian McEwan. Florence è una violinista di talento che non sente il bisogno di provare i piaceri del corpo, l’arte è l’universo che la appaga in modo totale. Edward, suo marito, invece è passionale e attratto dal corpo della moglie. La prima notte di nozze è un disastro. Lei fugge inorridita dalla camera dell’albergo e si allontana lungo la spiaggia di Chesil Beach. Lui si offende, interpreta quella fuga come un abbandono, non come un momento di disperazione. Scrive McEwan: “A Chesil Beach, Edward avrebbe potuto richiamare Florence o seguirla. Non sapeva, e nemmeno avrebbe voluto scoprirlo, che correndo lontano, sicura, nella sua diperazione, di essere sul punto di perderlo, Florence non si era mai sentita tanto innamorata e sgomenta, e che il suono della sua voce l’avrebbe raggiunta come una salvezza, che si sarebbe senz’altro voltata. Edward invece era rimasto impassibile nel suo silenzio virrtuoso, in quel crepuscolo estivo, a guardarla correre via sulla spiaggia, mentre lo sciabordio delle piccole onde copriva il rumore dei suoi passi faticosi e Florence si riduceva a un punto sfocato in fuga nell’interminabile rettilineo di ciottoli sfavillanti nella luce fioca.”

domenica 7 settembre 2008

Pioggia improvvisa

Giornata di pioggia improvvisa. Oltre il cancello dei ragazzi ammazzano il tempo aspettando che spiova. Nel grigio delle nuvole un arcobaleno disegna una linea triste ma i suoi colori muovono i sorrisi della gente. Il vento forte ha spezzato le fronde di alcuni alberi: sull’asfalto le foglie lucide diventano forme astratte. Nell’aria odore di mosto, di fumo e pietre bagnate. In lontananza le luci della costa.

venerdì 5 settembre 2008

Harry's Dolci

Si possono ancora incontrare la gentilezza, lo stile e le buone maniere? Sì, all’Harry’s Dolci di Venezia. Per raggiungerlo due minuti di traghetto, linea 2 dalle Zattere. La vista è strepitosa, in particolare verso il tramonto: una lunga cornice di case-quadri dai colori diversi, da Santa Marta a San Marco, e giù in fondo la cupola della Salute e la facciata in Pietra d’Istria di San Giorgio Maggiore. Il personale sorridente e gentile ti accoglie, ti accompagna al tavolo ed è sempre pronto ad assisterti. Se ti domandi come mai non ci sono le candele sui tavoli, né la musica in sottofondo, la spiegazione è semplice: non ci sono mai state, la scelta di Mr.Cipriani è quella della sobrietà. Ideale per una cena romantica. Dopo si può passeggiare in un’altra Venezia, nella Giudecca dei silenzi, dei piccoli prati verdi, delle architetture scarpiane, dei gatti che sonnecchiano negli angoli scuri.

mercoledì 3 settembre 2008

La bastarda di Istanbul

Il libro ha una copertina forte come il titolo: un minareto che infilza un melograno. L'autrice Elif Shafak è stata processata in Turchia per offesa all'identità della nazione e poi assolta, come il premio Nobel Orhan Pamuk.
Intorno all'amicizia delle due giovani protagoniste, l'armena Armanoush e la turca Asya (è lei la bastarda di Istanbul), si ricostruisce con qualità la storia di una famiglia armena perseguitata dai turchi nei primi anni del Novecento. La spilla comprata da Hovhannes Stamboulian rappresenta un melograno e passerà di generazione in generazione fino ad arrivare a...
"Tutta la verità è... che certi armeni della diaspora in realtà non vogliono che i turchi riconoscano il genocidio. Se mai lo facessero, ci sfilerebbero il tappeto di sotto i piedi e ci toglierebbero il legame più forte che ci tiene in piedi. Proprio come i turchi si sono abituarti a negare le loro malefatte , noi armeni ci siamo abituati a crogiolarci nel vittimismo. A quanto pare, certe vecchie abitudini andrebbero cambiate da entrambe le parti", si legge nel libro.
Inconsueto l'indice che stuzzica il gusto e l'olfatto con titoli come "Cannella", "Nocciole tostate", "Scorze d'arance", "Uva passa". Ingredienti di una buona ricetta che termina con il Cianuro di potassio e con una figlia, Asya, che ritrova e comprende il rapporto con sua madre Zeliha.
Sullo sfondo una città magica:" A Istanbul marzo è squilibrato. Può decidere di appartenere alla primavera, mite e fragrante, solo per cambiare idea in ventiquattr'ore e tornare all'inverno, scagliando venti gelidi e pioggia ghiacciata ovunque."

lunedì 1 settembre 2008

L'eleganza del riccio

L’eleganza del riccio, regalatomi da un amico, è uno dei romanzi più piacevoli che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni. Scritto dalla francese Muriel Barbery, narra le vicende di Renée, una portinaia intellettuale che legge Tolstoj, e di Paoloma una dodicenne ironica, secchiona e “aspirante suicida”. Deus ex machina, monsieur Ozu, un raffinato e ricco uomo d’affari giapponese che si innamorerà di Renée.
Filosofia e ironia – davvero esilaranti alcuni passaggi del diario di Paloma - si intrecciano nelle pagine che raccontano come le persone non sempre sono come sembrano, non sempre corrispondono allo stereotipo che noi gli assegniamo.
“Madame Michel ha l'eleganza del riccio – scrive Paloma – fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti".
Si parla di bellezza, arte, destino, senso della vita, ma anche della possibilità per un individuo di travalicare i limiti della propria classe sociale, impresa quasi impossibile, in barba alle varie dichiarazioni di fratellanza e uguaglianza. Qualche dubbio sulla conclusione che avrei preferito più aperta.